LArticolo di Concita De Gregorio, 7 maggio 2019
«In battaglia ciascuno è chiamato a usare le armi di cui dispone: la mia è il mio mestiere». Concita De Gregorio con frasi dirette e semplici spiega la sua presenza al Salone di Torino, coperto in questi giorni da polemiche, tra assenze e presenze.
Lei, giornalista e scrittrice sempre attaccata alla testimonianza personale, non rinuncia all’esperienza diretta: occhi, mani, orecchie. C’era al G8, che ha raccontato sulle pagine giornalistiche del libro Non lavate questo sangue. È sempre stata sul campo, dagli anni ’80, quando ha mosso i primi passi nelle redazioni locali della sua Toscana, per poi arrivare a Repubblica nel 1990. Lascia il quotidiano di Scalfari per diventare la prima donna a dirigere L’Unità, e poi torna come editorialista. Il suo giornalismo è multiforme e cammina dalle pagine dei suoi libri alle immagini della televisione, passando anche per la radio.
Oggi, senza polemiche, scrive così: «Vado al Salone perché non credo di aver bisogno di dimostrare che sono antifascista con l’assenza. La mia vita lo dice, il lavoro di ogni giorno».
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